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Rilancio la bellissima lettera sottoscritta da alcuni omosessuali cattolici, le loro famiglie e i loro amici a Papa Francesco. E’ toccante e merita di essere letta e diffusa. La lettera è apparsa sul blog Omocattolici.
Lettera
aperta in forma di supplica filiale a
PAPA
FRANCESCO
sulle
benedizioni pastorali delle coppie omosessuali
VERITAS
SUPPLICANS
La verità supplicante del popolo
fedele di Dio con attrazioni per lo stesso sesso, dei loro familiari e
dei loro amici, “riceve il dono della benedizione che sgorga dal cuore
di Cristo attraverso la sua Chiesa” (cit. FS.1).
Caro Papa Francesco, con un certo azzardo rivolgiamo a Lei la nostra
supplica; lo facciamo col timore del bimbo che si sente ferito dalla
parole del proprio papà.
Siamo omosessuali cattolici, accompagnati dalle nostre famiglie e dai
nostri amici. La nostra debole voce fa sempre più fatica ad essere
ascoltata perché giudicata stonata e mediaticamente scorretta. Per
questo ci rivolgiamo direttamente a Lei, Santo Padre, per comunicarLe i
nostri dubbi e le nostre perplessità sulla Dichiarazione Fiducia supplicans del
Dicastero per la Dottrina della Fede.
Durante gli anni del Suo pontificato abbiamo seguito con attenzione lo
sviluppo della “riflessione
teologica, basata sulla visione pastorale” di Sua Santità,
sin da quel primo “Chi
sono io per giudicare un gay?” che provocò
l’attenzione mondiale sul tema delle persone omosessuali. In quel
momento tutti capimmo, chi con soddisfazione e chi invece con
preoccupazione, che la questione omosessuale le stava particolarmente a
cuore. Tutti capimmo, Santità, che Lei quella frase ce l’aveva nel
cuore già da tempo e attendeva l’occasione per poterla manifestare
pubblicamente. La Sua non era una semplice nota di carattere pastorale
ma la dichiarazione di voler modificare una visione pastorale che a Lei
non convince.
Santo Padre, è evidente che Lei aveva già deciso la direzione da
prendere avendo probabilmente ascoltato le voci più in vista che
trattano di questo tema. Avrebbe potuto scegliere la via del padre che
interpella e ascolta tutti i suoi figli, anche quelli più rigidi, non
rappresentati e magari reticenti. Invece ha deciso di ascoltare una sola
parte, quella senz’altro più allineata al mondo moderno, più
visibile e organizzata.
In questi anni l’abbiamo vista rivolgersi di persona, con paterna
accoglienza, ai Suoi amici transessuali e omosessuali, singoli e in
coppia, che hanno avuto il privilegio di condividere con Lei i loro
pensieri e le loro esperienze. Purtroppo, però, non ci è giunta
notizia di Suoi incontri con chi vive e sperimenta, per Grazia di Dio,
la bellezza liberante del Magistero cattolico per le persone con
attrazioni per lo stesso sesso.
Abbiamo ricevuto con favore il Responsum della
Congregazione per la Dottrina della Fede al dubium circa la benedizione
delle unioni di persone dello stesso sesso pubblicato il 15 marzo 2021,
perchè ci confermava nella fede e al contempo ci animava come uomini e
donne, maschi e femmine, nel cammino alla sequela del Signore per la
salvezza delle nostre anime. Infatti tale Responsum dichiara in maniera
cristallina “Per
essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una
benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta
intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto
sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la
grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e
pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con
l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà
che sono di per sé ordinate a servire quei disegni” e
aggiunge “la
Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi
figli pellegrinanti in questo mondo […].
Ma non benedice né può benedire il peccato”. Soltanto
qualche mese dopo, il 18 dicembre 2023, lo stesso Dicastero, purtroppo,
si opponeva a sé stesso pubblicando la Dichiarazione Fiducia Supplicans
con la quale si aggira e si scavalca “che
ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato” e
quindi si “benedice
il peccato”. E’ evidente che la coesistenza dei due
documenti è un monumento al relativismo morale nonché una grave offesa
alla logica e alla ragione.
Papa Francesco, Lei, difendendo a oltranza Fiducia supplicans, sembra
voler piantare un paletto per segnare un punto di non ritorno. Anzi, ci
prospetta l’inizio di un percorso già segnato e del quale se ne
intravedono i contorni: l’appoggio pubblico che Lei ha manifestato
alle unioni omosessuali in ambito civile, non potrà non trovare
un’applicazione coerente anche in ambito ecclesiale utilizzando il
medesimo pretesto di salvare la dottrina sul matrimonio cattolico.
La Chiesa ha sempre benedetto “todos,
todos, todos”, come Lei ama ripetere, ma tramite una benedizione
canonica, liturgica, sacerdotale e quindi efficace. Gli omosessuali non
hanno forse diritto, anche loro, di ricevere questo sacramentale nel
pieno del suo potenziale di Grazia? Santo Padre, se quel desiderio del
Suo cuore, di accogliere gli “omosessuali
che cercano Dio”, è sincero e profondo, perché proporgli una
benedizione sbrigativa, svuotata del suo carattere sacramentale, solo
perché, per le Sue convinzioni personali, l’accoglienza deve passare
necessariamente attraverso la piena accettazione, sociale ed ecclesiale,
dell’“amore
omosessuale”, mutuando così un linguaggio che come
cattolici non ci appartiene? È davvero convinto che questa sia la via
giusta per concepire una pastorale cattolica che risponda alle vere
domande spirituali di un cuore con attrazioni per lo stesso sesso?
Noi, sommessamente, pensiamo di no, papa Francesco. Noi pensiamo che ci
sia molto altro e molto di più. Abbiamo tutti una chiamata speciale da
parte del Signore Gesù: assomigliare a Lui, amare come Lui ci ama. Noi
vogliamo prendere la nostra Croce e seguirLo perché il Suo giogo è
soave e leggero, mentre il giogo del mondo è duro e porta alla
disperazione. Noi lo abbiamo sperimentato, Santità, perché abbiamo
percorso quei sentieri tortuosi e ne portiamo ancora le ferite.
Sappiamo, Santo Padre, quali sono le sue preoccupazioni perché sono le
nostre medesime. Lei soffre, come soffriamo anche noi, perché taluni
omosessuali vengono rifiutati dalle loro stesse famiglie a motivo del
loro legame affettivo con una persona dello stesso sesso. Questo
atteggiamento di rifiuto, nonostante le buone intenzioni, disconosce il Magistero
cattolico in materia, il quale è perentorio quando
afferma che gli omosessuali “devono
essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo
si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”.
Pertanto siamo d’accordo con le Sue preoccupazioni perché abbiamo
sperimentato nella nostra carne quel rifiuto. Anche noi, Santo Padre, a
volte siamo stati guardati con sospetto, con sufficienza, con pena o con
disprezzo, proprio da parte di chi ci vuole bene. Oggi purtroppo,
dobbiamo dirlo, sperimentiamo quello stesso disprezzo anche da parte di
alcuni pastori della gerarchia cattolica, sia tra quelli più
conservatori che tra quelli più progressisti.
Certo, apparentemente Fiducia supplicans interviene in queste situazioni
familiari problematiche e dolorose, in soccorso delle persone
omosessuali rifiutate a causa della loro relazione con persone dello
stesso sesso. Però se Lei, papa Francesco, afferma che l’“amore
omosessuale” è buono e viene da Dio, come potrebbe un
genitore cattolico continuare a giustificare una visione educativa
diversa? È probabile, infatti, che in molte famiglie cattoliche stia
accadendo proprio questo: genitori che apparentemente si riconciliano
con i propri figli, perché “lo
ha detto papa Francesco con Fiducia supplicans”. Questo metodo
rivoluzionario, però, ha il sapore di una ingerenza; si interviene a
gamba tesa contro il comando di Dio rivolto ai genitori di “passare
la propria fede ai figli”. Viene così stroncato quel dialogo
costruttivo tra genitori e figli, ispirato dalla dottrina cattolica, che
è invece necessario per la crescita spirituale di tutti i componenti
della famiglia che, chiamata dal Signore ad interrogarsi a fondo in tema
di omosessualità, possa diventare maestra d’amore e non di
conformismo. Riserviamo alle famiglie quella libertà educativa che gli
è propria, Santità, senza interferire con opinioni personali calate
dall’altro, per quanto autorevoli possano essere. Noi siamo convinti
che sempre di più avremo bisogno di queste famiglie sante, diventate
esperte nel prendersi cura delle ferite emotive anziché di continuare
ad ignorarle.
Abbiamo risolto forse qualche situazione critica, certo, ma a scapito
della Verità. Lei, Santo Padre, dichiarando buono l’“amore
omosessuale”, si sostituisce alle famiglie per “risolvere
il problema” di qualche doloroso caso particolare. In questo
modo potrebbe costringere alcuni genitori cattolici a seguire le orme di
tanti, tra cardinali, vescovi e sacerdoti in tutto il mondo, che
rifiutano Fiducia supplicans, creando così ulteriori tensioni in seno
alle famiglie. Lei sa bene che i sentimenti omosessuali sono in sé
stessi disordinati, anche se non Le piace questo linguaggio perché Le
appare duro e offensivo. Non sarebbe forse più pastoralmente corretto “risolvere
il problema” praticando la Verità con la Carità,
piuttosto che percorrere la via di un sentimentalismo bugiardo? La Verità
ci rende liberi davvero, Santità, non è un modo di dire sorpassato.
Mentre la menzogna ci rende ancora più schiavi di una ideologia
sbrigativa e superficiale che non ha nulla a che fare con la Verità di
Cristo, né tantomeno con la Sua Carità.
Santo Padre, noi aspiriamo alle cose più alte, aspiriamo al Cielo, non
ci serve un’amichevole pacca sulle spalle pietosa e degradante come
Fiducia supplicans. Anche noi abbiamo diritto di percorrere il cammino
di conversione e, finalmente, che Cristo Gesù renda Gloriosa la nostra
Croce.
Allora, nella Verità La supplichiamo Santo Padre: chieda al Dicastero
competente di ritirare questo documento inutile e dannoso, e
impegniamoci “todos”,
nessuno escluso, per avviare una pastorale sincera e davvero efficace,
in piena sintonia con l’immagine del Pastore Buono che va in cerca
delle pecorelle ferite, le difende, le porta sulle spalle e le guarisce
riconducendole al gregge. Abbiamo bisogno di pascolo buono, papa
Francesco, abbiamo bisogno di parole di Verità.
Con franchezza e rispetto.
Omosessuali cattolici, le loro famiglie e i loro amici
"Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce". Salmo 23
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